laVerdi – Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, diretta da Jader Bignamini, per UNA ESTATE CON LA MUSICA 2012 in concerto con Čaikovskij (Capriccio Italiano), Mendelssohn (Sinfonia n. 4 Italiana), Stravinskij (Pulcinella, Suite), per concludere con l’italianissimo Respighi nell’indimenticabile La boutique fantasque. Domenica 22 luglio, ore 18.00 all’Auditorium di Milano, largo Gustav Mahler (MAPPA). > c. stampa a cura di Massimo Colombo > Biglietti da 25.00 a 10,00 euro; per informazioni e prenotazioni: www.laverdi.org 02.83389401/2/3 >>
Programma
Čajkovskij, Capriccio italiano. Composto sul modello del Capriccio brillante sopra la Jota aragonese di Glinka (dal carteggio tra Čajkovskij e la sua mecenate Nadeja von Meck), il titolo di Capriccio italiano sostituì all’ultimo quello pensato originariamente di Fantasia italiana: il brano è dedicato all’amico Karl Juliovic Davydov, descritto dallo stesso Čajkovskij come lo “zar dei violoncellisti”.
Cajkovskij viaggiò in Italia diverse volte: nel Belpaese vi trovava un rifugio tranquillo, lontano dai tormenti quotidiani della sua intensa vita in Russia. Il Capriccio è un omaggio all’Italia e rispecchia gli umori, gli stati d’animo che durante i soggiorni a Firenze, Roma e Napoli si impossessavano del compositore. Indubbiamente si tratta di un’opera di grande fascino, poiché è ricca e variegata, piena di spunti popolari e divertenti: in essa troviamo del tutto spiegata la sua abilità nel maneggiare motivi e canzonette popolari, e il risultato è, citando il critico J. Warrack, una vera e propria «cartolina multicolore».
Secondo il fratello Modest, che si trovava a Roma nello stesso periodo, il segnale di guerra della cavalleria che il compositore sentiva quotidianamente dalle finestre dell’Hotel Costanzi, dove allora viveva, servì al tema della fanfara iniziale.
Tutta la composizione è un susseguirsi di danze, un mosaico di luminose melodie popolari che incalzano l’una dietro l’altra senza un criterio ben definito.
L’ultima parte del Capriccio si risolve in una trascinante tarantella dai ritmi coinvolgenti e veloci, secondo il consueto divertimento cajkovskijano, con una melodia ripresa dal brano popolare Cicuzza. Preceduta da una sorta di marcia pesantemente scandita dalle percussioni, l’accelerazione finale assume tutto quel colore e quella vivacità tale da portarci verso un’ubriachezza dal ritmo vivace ed entusiasmante.
Prima esecuzione: Mosca, 6 dicembre 1880, direttore Nicolaj Rubinstein.
Felix Mendelssohn,Sinfonia n.4 in La maggiore op. 90, Italiana. Quando Mendelssohn compose la Sinfonia Italiana in La maggiore era giàterminata da qualche decennio l’epoca in cui i musicisti del Nord scendevano in Italia per completare la formazione musicale e affinare il proprio bagaglio compositivo. Perciò non è azzardato affermare che l’unica vera ragione a spingere Mendelssohn nel 1830 a effettuare quello chesi sarebbe rivelato il suo viaggio più lungo ed entusiasmante, quello in Italia appunto, sia stata una ragione meramente turistica. Non è del pari azzardato sostenere che vi è ben poco di italiano nella Sinfonia, se non la duplice circostanza che Mendelssohn la compose lungo tutto l’arco di quel soggiorno, protrattosi fino al 1833, e che nell’ultimo movimento vi risuona, in chiave dichiaratamente esotica, un Saltarello, vivacissima danza popolare a coppie un tempo diffusa nell’Italia meridionale per evocare scene erotiche di corteggiamento (tutta da dimostrare, invece, è la derivazione del mellifluo tema principale dell’Adagio da un canto popolare ascoltato a Napoli durante una processione religiosa; anche perché modelli melodici similari sono stati rintracciati in Boemia!). Piuttosto, è stato osservato come l’eleganza, la vivacità, la gioiosa eccitazione delle belle melodie della Sinfonia, nonché la brillantezza di un’orchestrazione che rifugge l’impasto dei timbri a favore di una migliore, più nitida definizione delle singole famiglie strumentali, siano da ascrivere – semmai – a un gusto e a una sensibilità francesi. Non a caso, uno dei primi e più convinti estimatori dell’opera fu Hector Berlioz, da Mendelssohn conosciuto a Roma nel 1831, che la definì “fresca, viva, nobile, magistrale e superba”. (Enrico Girardi)
Prima esecuzione: Londra, 13 maggio 1833, Orchestra della Società Filarmonica diretta dall’autore.
Igor Stravinskij, Pulcinella, Suite. Sebbene solo di rado eseguita in forma di balletto, la musica di Pulcinella è tra le più popolari di Stravinskij per la scrittura accattivante e l’organico ridotto. Nel 1919 Djagilev, responsabile dei Ballets russes di Parigi, dopo aver rilevato il favore con cui erano state accolte le orchestrazioni di Respighi di musiche di Domenico Scarlatti e Rossini, durante una passeggiata con Stravinskij in Place de la Concorde gli propone di fare un’operazione analoga con le musiche di Giovanni Battista Pergolesi in vista di un balletto. Oggi è difficile immaginare cosa possa rappresentare per un russo appena immigrato in Europa il nome di un compositore del quale, e questo lo sappiamo con certezza, lui conosce solo due composizioni: lo Stabat Mater e l’intermezzo buffo La serva padrona. La musicologia contemporanea ha appurato che solo nove dei diciotto brani del balletto provengono da pagine sicuramente di Pergolesi, circostanza ignorata a quel tempo; ma è probabile che, se anche l’avesse saputo, Stravinskij non avrebbe fatto una piega attirato com’era dal piacere di “giocare” con la musica altrui, indipendentemente dalla sua appartenenza. Comunque, pur avanzando dubbi sulla validità in sé di questo ennesimo e provocatorio progetto di Djagilev, s’immerge nel misterioso mondo musicale dell’altrettanto misterioso compositore italiano e realizza una splendida partitura che inaugura, di fatto, la lunga e gloriosa stagione del Neoclassicismo.La trama è molto semplice e si basa su un episodio della Commedia dell’Arte napoletana incentrata su uno scambio di persone che permette alla maschera di sposare l’amata Pimpinella in barba ai quattro muscolosi pretendenti. Stravinskij compone la musica nel 1919-1920, durante un soggiorno a Morges, sul Lago svizzero di Lemano; la prima ha luogo all’Opéra di Parigi sotto la direzione di Ernest Ansermet, con la coreografia di Massine (nel ruolo anche del protagonista), la scenografia di Picasso e la Karsavina come Pimpinella. Dalla musica del balletto Stravinskij ricava ben presto (1922) una Suite presentata dalla Boston Symphony Orchestra e diretta da Pierre Monteux nello stesso anno. Le parti vocali cedono il posto a un quintetto d’archi solista ritagliato all’interno dell’orchestra come un concertino rispetto al tutti secondo la logica del concerto grosso barocco. La rielaborazione di Stravinskij, in linea con questo organico, è un’imitazione solo in parte reverenziale, perché nel tessuto armonico sono introdotte note estranee, molti accordi sono privati delle loro funzioni tradizionali, alla melodia sono aggiunti ornamenti moderni e la fraseologia è spesso alterata. L’orchestrazione dal canto suo ha tratti decisamente moderni. Ciò che però avvince della partitura, e ne ha segnato la fama, è la sensazione che l’idioma di partenza non venga mai tradito, bensì rivissuto e riproposto. (Andrea Cavuoto)
Ottorino Respighi, La Boutique fantasque. Il balletto La boutique fantasque, un atto su musiche di Rossini rielaborate con maestria, nella prima londinese del 1919 si è avvalso delle scene e dei costumi di André Derain e delle coreografie di Leonide Massine, applauditissimo interprete insieme a Lydia Lopokova. Il pubblico, al termine dello spettacolo, sembrava impazzito e l’autorevole critico del Times in data 6 giugno scriveva: “Il pubblico ieri sera ha perso la testa per questo nuovo lavoro di Rossini, scritto per pianoforte negli ultimi anni di Parigi, eseguito solo nei salotti bene e ora ripreso in mano dall’abilissimo Respighi da una compagnia di ballo eccezionale”. Nella Boutique fantasque Respighi evidenzia gli insegnamenti appresi dagli antichi – semplicità, schiettezza, gusto per la linea e il disegno – come antidoto alle “pericolose approssimazioni” dell’Impressionismo, aggiungendovi un pizzico di sale e di pepe che ne fanno piccoli, curiosi divertimenti. Non ci sono solo semplici rievocazioni erudite, ma un fervore culturale lieve, trasfigurato in un fascino nostalgico e remoto, molto evidente del resto nel gruppo delle trascrizioni dalle tre serie di Arie e danze per liuto (1917-1931) alla Suite Gli uccelli (1927), a queste elaborazioni di pagine rossiniane allora sconosciute, che appartengono alla stagione del “grande silenzio” dell’autore del Barbiere di Siviglia e sono incluse nelle raccolte di Soirées (1936) e Matinées Musicales (1941), attingerà a queste tarde composizioni rossiniane, accentuando anche armonicamente alcuni effetti di base. La Suite Boutique fantasque in programma è stata realizzata da Sir Malcolm Sargent che l’ha diretta nel 1964 a Londra alla guida della Royal Philharmonic Orchestra. (Gabriella Mazzola Nangeroni)
Biografie
Nel 1997 Jader Bignamini, a soli 21 anni, è stato scelto dal Maestro Riccardo Chailly come clarinetto piccolo dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi. Accanto all’attività orchestrale, cameristica e da solista, affianca, allo stesso livello, quella di direttore e concertatore, che lo ha portato a un’intensa collaborazione con l’ Ensemble d’archi de I Pomeriggi Musicali. Venendo a epoca più recente, nel 2010 è stato nominato Direttore Assistente dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano. Con tale carica, ha preparato l’ensemble dell’Auditorium nell’esecuzione integrale delle sinfonie di Mahler, con prove a sezioni e letture preparatorie per i direttori ospiti della Stagione Sinfonica 2010-2011 dell’Auditorium di Milano, e il 13 Marzo 2011 ha debuttato nella stessa, sostituendo il Maestro Zhang Xian, nella direzione della Quinta Sinfonia di Mahler con grandissimo successo di pubblico. Nello stesso mese, ha diretto l’Orchestra Verdi, sempre in Auditorium, nel concerto per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita ufficiale a Milano. Lo scorso aprile si è esibito con laVerdi, nell’ambito della Stagione Sinfonica dell’Orchestra, in un concerto incentrato sulla grande musica sinfonica russa, che ha avuto come brano cardine Quadri di un’esposizionedi Modest Musorgsky.
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