Secondo appuntamento della stagione con IF Festival internazionale teatro di immagine e figura. Sul palcoscenico del Teatro Verdi viene presentato, in prima nazionale, lo spettacolo della Compagnia Point Zĕro Trois Vieilles per due uniche repliche, venerdì 8 e sabato 9 febbraio 2013.
La vecchiaia, il decadimento, la morte e la famiglia i temi affrontati in questo spettacolo, tra attori e pupazzi a grandezza naturale, in cui la compagnia costruisce sul testo di Jodorowsky un mondo onirico di farsa sospesa tra sogno e realtà. Due donne scarnificate dal tempo e dalla fame, che sembrano appartenere a quadri di Goya, che tentano disperatamente di salvare le apparenze della loro nobiltà in declino.Lo spettacolo, scritto appositamente per Point Zĕro da Alejandro Jodorowsky, aderisce al suo modo di aggredire e divorare il mondo, descritto in maniera forte e cruda, senza nessuna delicatezza. Attraverso il suo sguardo acido e tagliente e le sue parole amare, Jodorowsky mostra il suo vivo interesse per l’animo umano e mette in guardia sul non fidarsi troppo delle apparenze e dei luoghi comuni.
Trois Vieilles è la storia di Garga, una cameriera centenaria e delle due gemelle ottantottenni, Grazia e Meliza, aristocratiche sbiadite, decrepite e quasi affamate, che credono ancora nel principe azzurro.Un tiro di dadi deciderà chi, Grazia o Meliza, otterrà la palla per trovare il principe azzurro che porterà un figlio e benessere.Armata con i resti dei denti finti che condividono, con indosso una parrucca per nascondere la testa calva e, al collo, un filo di perle, anch’esse finte, Grazia si dirige verso la palla.Tutto questo, ovviamente, si svolge con lo spirito tagliente di Jodorowsky.Nel frattempo Meliza rivive l’ambiguo rapporto che aveva col padre, in un sogno di gioco di ruoli. Il gioco di ruolo si rivela presto pericoloso … un prisma attraverso il quale l’indicibile può essere detto. È a questo punto che le marionette “entrano” completamente in loro. E si dipana un dramma nel dramma, giocando finzione, lavorando per confondere il pubblico e gli attori tra finzione e realtà, incarnazione e allontanamento, manipolazione e sottomissione. … La fine è vicina (e stanno morendo di fame!). Mentre barcollano sull’orlo della disperazione, improvvisamente accade un miracolo! Fiction o realtà?Una trama intrigante per attori, burattini e oggetti, che può ben competere con alcuni mostri di Goya o dei surrealisti più visionari. Un racconto polisemico che ci ricorda di non fidarsi delle apparenze, delle “storie di famiglia”, dei luoghi comuni e di ogni altra comodità o visione di comodo. Una favola che arriva dai miti, dalla loro dissezione, riprendendoli cibandosene ma anche divorandoli, ruminandoli per generare una nuova pasta e per estrarre nuovi significati, in un carnevale rituale.
If Festivalinternazionale teatro di immagine e figura è giunto alla VI edizione e ha vinto nel 2010 il Premio Hystrio. Prevede, ogni anno, una sezione Infanzia – al teatro del Buratto al Pime – e la sezione al teatro Verdi, che in questa stagione 2012-2013 ha previsto 5 compagnie internazionali ospiti: la Duda Paiva Company con Bastard!, la compagnia belga Point Zĕro con Trois Vieilles; la compagnia tedesca Figuren Teather Tübingen (anch’essa, come Point Zĕro, in prima nazionale) con Hotel De Rive. Giacometti. I tempi orizzontali; la compagnia olandese Ulrike Quade conAntigone; e la prima milanese di Luca Ronga, Gigio Brunello e Gyula Molnar con Sante dita che fate fiorire bontà.
Il Direttore Artistico del Teatro Verdi, Giordano Sangiovanni, descrive così la VI edizione di If: “Fulcro del progetto artistico della nuova stagione del Verdi si conferma IF Festival Internazionale di Teatro di Immagine e Figura con nuovi e importanti appuntamenti di particolare “fascino visionario”: Hotel de Rive di Figuren Theater Tubingen dedicato allo scrittore e scultore Alberto Giacometti, le Trois vieilles della Compagnia Belga Point Zero con un omaggio all’estetica dissacrante di Jodorowsky, Bastard del performer olandese Duda Paiva recentemente insignito del Premio Hystrio-Teatro a Corte quale miglior performer europeo, Antigone uno straordinario affresco artistico che contamina diversi linguaggi espressivi con la regia di Ulrike Quade e Sante dita che fate fiorire bontà di Gigio Brunello e Gyula Molnar con la guida di Luca Ronga, un lavoro ispirato ai temi shakespeariani in una reinvenzione drammaturgica che valorizza la tradizione delle guarratelle.
Il Teatro del Buratto, nato nel 1975, ha da sempre perseguito una strada che, alle consuete abitudini e tecniche d’attore, unisce la ricerca del teatro di animazione (pupazzi, oggetti e forme) e di figura. È attento, come pubblico, soprattutto all’infanzia e ai ragazzi. Qualificato come primo Centro di Teatro Ragazzi e Giovani della Città, il Teatro del Buratto è riconosciuto a livello nazionale dal Ministero per i Beni e le attività Culturali, dalla Regione Lombardia, dalla Provincia e dal Comune di Milano, con cui ha una convenzione triennale, in un rapporto istituzionale di reciproca collaborazione. All’attività di produzione affianca un’intensa attività di ospitalità che si svolge per il settore Ragazzi su più sale, sia a Milano che in Provincia. Gestisce il Teatro Verdi (sala storica della Compagnia) dove presenta la stagione di teatro di ricerca per il pubblico dei giovani e degli adulti. Al suo interno ha una struttura, Teatro Impresa, specializzata in conventions, eventi speciali, animazioni congressuali e post, percorsi espositivi, filmati industriali, televisione e pubblicità.
Federicapaola Capecchi
Direzione artistica e ufficio stampa di IF Festival e del Teatro del Buratto hanno realizzato una intervista/conversazione con Catherine Ansay, organizzatrice della compagnia Point Zĕro, che, gentilmente, concedono a Milano Arte Expo MAE International Art Events di pubblicare integralmente, per meglio introdurre e incuriosire il pubblico verso quella che Ariane Bilteryst su Vers l’Avenir descrive come “Un’ora e un quarto di follia teatrale. (…) La schizofrenia, la vecchiaia, il decadimento, la morte, la famiglia … così molti temi sono affrontati in questo spettacolo di marionette pazzo. Un mondo in cui si gettano le linee ai destinatari come frasi crudeli, vicino alla disillusione e disperazione, restando miracolosamente pieno di umorismo. Gli attori portanti le marionette a grandezza naturale offrono una prestazione eccezionale e implacabile che esalta l’estetica di questa straordinaria esperienza teatrale. “
Conversazione con Catherine Ansay, organizzatrice della compagnia Point Zĕro
Catherine, quali sono le caratteristiche principali di Trois Vieilles?
Si tratta di uno spettacolo con attori e pupazzi di taglia umana.
Perchè la scelta di Jodorowsky? Potremmo avere maggiori informazioni sull’intero progetto a lui dedicato?
Dopo aver allestito lo spettacolo “Opéra Panique” di Alejandro Jodorowsky nel 2004 a Bruxelles una grande amicizia è nata tra Michel D’Hoop, regista di Point Zĕro, e Jodorowsky il quale ci ha poi fatto un grande regalo: nel 2008 ha scritto appositamente per la nostra compagnia “La scuola dei ventriloqui” novità mondiale e primo spettacolo di “fusione” tra attori e pupazzi per Point Zĕro. Questo spettacolo ha avuto grande successo in molti paesi, tra cui Spagna, Francia, Russia, Cile e Brasile; e quando Jodorowsky ci ha proposto Tre vecchie noi ci siamo subito messi all’opera per allestirlo.
Esiste un’edizione editoriale (libro) di Trois Vieilles?
Non è mai apparso in francese, esiste un’edizione in spagnolo
Cosa intendete quando parlate, in relazione a Trois Vieilles, “di una favola che dissacra il mito?”
In Trois Villes la società, descritta come in una favola per adulti, offre uno specchio deformante dell’epoca che attraversiamo, sotto diversi punti di vista.
Non assistiamo forse sempre di più, nella società di oggi, ad una perdita del sogno, dell’ideale? Un società che pare inventarsi ideali transitori, dettati dal momento, una società che cavalca le idee più di moda?
Non siamo forse spettatori di un triste rappresentazione della politica che si occupa solamente di salvare le apparenze? Non stiamo forse ballando sulle rovine?
Ma attenzione, come è sempre per Jodorowsky, non si tratta qui di una visione moralista o manichea.
Jodorowsky non da insegnamenti o lezioni morali, il quadro che dipinge serve ad aprire il nostro immaginario per suscitare in noi domande piuttosto che suggerire risposte.
Al contrario, Jodorowsky ha un’enorme fiducia nell’uomo e vede il suo mestiere di scrittore come quello di un traghettatore, di colui che fa passare verso un’ altra riva, verso nuovi paesaggi. E’ qualcuno che ci invita ad aprire gli occhi per scoprire altre porte: Jodorowsky non denuncia mai.
Ancora una volta ci conduce verso un immaginario che si avvicina di più alla fiaba, al fumetto e al cinema, mondi che conosce molto bene.
Un universo che utilizza la metafora e fa riferimento ai grandi miti per comprendere il mondo di oggi.
Una scrittura che sembra condurci molto lontano dalla nostra realtà e che tuttavia ne è totalmente impregnata.
E come nelle favole per bambini, appena se ne grattan via i vari strati, ci si accorge fino a che punto esse siano fondatrici, tocchino l’inconscio personale e collettivo e ci propongano degli spunti di riflessione profondi e interessanti; offrendoci un altro modo di avvicinare la psicanalisi, la filosofia e la politica.
Lo spettacolo di Jodorowsky funziona nello stesso modo, in un’infinità di strati successivi che aprono i sensi piuttosto che rinchiuderli in una logica cartesiana evidente e riduttrice. Lo spettatore percepisce immediatamente che nella rappresentazione non si tratta di ricerca del realismo e accetta di ricevere le immagini proposte come altrettanti riflessi di un’altra realtà. L’utilizzo di pupazzi, nell’accezione più vasta del termine, di un oggetto inanimato, mosso, agisce in modo immediato e senza aver bisogno di riferimenti particolari.
Lo spettatore riconosce in questo la sua propria morte, lo stato miracoloso di uomo vivente, destinato a scomparire, e il miracolo della resurrezione di un oggetto senza vita. Qualsiasi siano le immagini usate, il pubblico entra immediatamente in rapporto con il sacro.
Alcune informazioni sui pupazzi: di che materiale sono? Chi e come li ha costruiti?
La testa dei pupazzi è fatta di resina spugnosa e ricoperta di un tessuto elastico sul quale sono state fotocopiate la foto del viso di una donna molto vecchia (la stessa foto è stata usata per le 3 figure ma è stata ritoccata in modo diverso per ognuna di queste). Il corpo, invece, è fatto di tessuto. Natacha Belova ha creato questi «terribili» figure. Aveva creato anche i puapazzi del nostro spettacolo precedente «La scuola dei ventriloqui» sempre di Jodorowsky, per i quali è stata nominata al Premio del Teatro nel 2009 in Belgio.
Point Zĕro
TROIS VIEILLES
Di Alejandro Jodorowsky
Regia Jean Michel d’Hoop
Con Coralie Vanderlinden, Cyrill Bryant, Sebastien Chollet, Pierre Jacqmin
Costumi e marionette Natacha Belova
Scene Aurélie Deloche
Musica Eric Bribosia
Disegno Luci Benoit Ausloos
Uno spettacolo di Point Zéro, in coproduzione con Atelier Théâtre Jean Vilar, Théâtre de la Balsamine
e il sostegno di Wallonie-Bruxelles-International (WBI)
Spettacolo in lingua originale con sovratitoli – Prima nazionale
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI:
02 27002476 – www.teatrodelburatto.it – mailto:info@teatrodelburatto.it
Prenotazioni : orario da lunedì a venerdì 10.00/13.00 -14.00/18.00
Teatro Verdi
Via Pastrengo 16, Milano – Tel. 02 6880038
Ufficio stampa
Serena Agata Giannoccari – Silvio Oggioni
tel 02 27002476– stampa@teatrodelburatto.it
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